Il lavoro qui svolto cerca innanzitutto di restituire alla storia - ed alla memoria storica contemporanea - il profilo di una figura che ricopr nella sua epoca un ruolo da assoluta protagonista sui suoi caotici palcoscenici: Elena d'Aosta.Partendo da una breve ma precisa analisi del contesto storico (1870-1918) e dei luoghi "vissuti" dalla duchessa Elena, si passa a tracciare anno per anno, fatto dopo fatto, tutto ci che la principessa d'Orl ans, andata in sposa al duca d'Aosta, condottiero della famosa III Armata, ha dato all'altro e alla societ di cui faceva parte, e non si contano - anche per la sua discrezione ed umilt nell'agire - gli "oggetti" da descrivere. Elena fu infatti una donna attivissima nella sua epoca, nonostante soffrisse di una forma di tubercolosi partecip , come infermiera volontaria della Croce Rossa (prima volta per le donne italiane), prima al duro conflitto italo-turco in Libia (1911-1912) e poi, in qualit di Ispettrice Generale della Cri, alla Grande Guerra, destando stupore e sconcerto per i rischi corsi ed il rigore e la disciplina imposte alle volontarie e negli ospedali militari e civili. La si ritrova ad aiutare e rendersi utile al prossimo nel Cottolengo di Torino, fra le strade di Napoli durante la spaventosa eruzione vesuviana del 1906, in Calabria e Reggio durante il terribile terremoto del 1908, nel primo dopoguerra istituendo l'ONAIR (Opera Nazionale Assistenza Italia Redenta); di nuovo durante la seconda guerra mondiale, ormai anziana e vedova, a soccorrere malati, poveri, sfollati, mutilati, nei vicoli e negli ospedali di Napoli, dove visse gran parte della sua vita. Elena d'Aosta, eterna camminante, fu anche un'instancabile viaggiatrice: il suo grande rifugio dalla civilt delle macchine fu l'Africa.Scandagliando pagina per pagina, riflessione dopo riflessione, i suoi intensi diari di viaggio, veniamo in contatto con un universo altro di straordinario interesse naturalistico, storico ed antropologico; unica costante della sua penna: la voglia di conoscere, di sperimentare, di vedere e toccare con mano il mondo e la realt di questo sterminato continente in parte vergine ed in parte gi "corrotto" e "trasformato" dai colonizzatori europei. Voglia di conoscere e di amare l'altro, poich Elena con una solida formazione umanistica alle spalle e - nonostante l'ideologia che questa si portava dietro - seppe davvero avvicinarsi agli africani e apprezzarne - in un continuo meravigliarsi - le bellezze, le infinite risorse e le culture altre (ne impar ad esempio la lingua e vi adott due dei suoi "figli" portandoseli a Capodimonte).Infermiera, ispettrice, presidente, membro del CNDI (Consiglio Nazionale delle Donne Italiane), di sangue e cultura europei, ella si fece italiana sotto le bombe e a ridosso delle trincee, meritandosi sul campo di battaglia, come i due figli ed il marito, medaglie ed onori militari. Famiglia di soldati ed eroi la sua, gli Aosta, Elena dovette affrontare la morte dei suoi cari: prima del marito e poi, dolore indicibile per una madre, quella di entrambi i bellissimi e valorosi figli Amedeo ed Aimone. A pi di sessant'anni la tenace duchessa attravers il Sahara con una propria carovana lungo un itinerario da sud a nord da lei stessa tracciato: vera e propria impresa umana, e quando torn a Napoli, si prodig ancora in opere di piet private e minute e qualcheduna pubblica, come testimonia il tuttora funzionante Piccolo Cottolengo di Don Orione. Eppure sui libri di storia - anche accademici - o fra i nomi di donne "impegnate," spesso non c' il suo nome o ricordato superficialmente e senza quei criteri di significato e verit storica di crociana memoria. Bastano le etichette di "donna," di "Savoia," di "aristocratica" e sopratutto di "fascista," a cancellare e far dimenticare le azioni di una donna che su molti fronti fu eccezionalmente "avanti" coi tempi?
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